cinema!

La questione è semplice: la musica scritta per il cinema sa farsi ascoltare anche quando è da sola, senza le immagini, anche quando non sappiamo niente della storia che ha aiutato a raccontare?


Il primo a darmi retta su questa strada è stato Franco Piersanti. Non ci sentivamo da anni, e ci eravamo incontrati una sola volta, ma mi è capitato di vedere “Il segreto del bosco vecchio” alla televisione e mi è venuta voglia di suonare le musiche che aveva scritto per quel bel film di Olmi. Solo che erano scritte per orchestra e coro, e io volevo suonarle da solo, col mio violino, capirete bene la sproporzione. Franco non si è nemmeno stupito della mia richiesta, non mi ha nemmeno chiesto perché e percome e mi ha detto di sì. Poi mi ha lasciato ad aspettare.


Io il Boscovecchio lo avevo programmato per un festival, e la data si avvicinava. Così ho provato a trascrivermelo da solo, a tirarmelo giù ad orecchio, e gli ho mandato via mail un filmato Quicktime, registrato come veniva veniva in casa, in pantaloncini corti perché ormai era estate. Naturalmente, la mia versione non gli è piaciuta, ma mi ha chiesto di mandargliela, e mi è toccato scarabocchiargliela perché avevo fatto tutto senza scrivere. L’indomani me l’ha mandata corretta, via Skype, e seduta stante l’abbiamo letta insieme. Poi, ho lavorato un po’ e gli mandato un filmatino, lui mi ha risposto e, tra una mail e un collegamento in teleconferenza abbiamo aggiunto numeri, lui ha cambiato il mio modo di suonare - dapprima, io facevo il violinista, e si sa che non può essere abbastanza - e siamo stati bene insieme a raccontarci cose della vita come vecchi amici. Forse, anche questo è entrato nella musica.


Il Boscovecchio l’ho subito suonato due volte nei miei concerti narrati, in cui suono e racconto tutto quel che mi viene in mente. Anzi, una bellissima frase del libro di Buzzati è addirittura stata in testa al Violino e altri racconti, un piccolo ciclo di concerti tutti per violino solo che ho fatto per il festival OndeMusicali 2011. Franco aveva sperato addirittura di venire ad ascoltarmi, poi non ce l’ha fatta e mi ha chiesto di registrare e fargli avere per riascoltare. Me ne sono ben guardato, con le solite scuse - sai, io aveva da pensare a suonare e quei fessi non sono stati capaci nemmeno di attaccare un registratore - per paura che poi non gli piacesse. Ma non si sfugge al proprio destino, e mi è toccato di rifare il Boscovecchio a Roma, dove Franco vive.


Suonare davanti all’autore è sempre un’emozione. Quella musica è sua e tu la stai possedendo davanti a lui. C’è qualcosa di violento e di intenso, può essere che la confidenza diminuisca, o cessi del tutto. O anche il contrario, perché a cose fatte si hanno ragioni nuove per capirsi. Franco è dolce, ma sono sicuro che saprebbe reagire anche con violenza di fronte a un tradimento. Quella volta mi è andata bene.


Il secondo passo l’ha fatto compiere Massimiliano Motterle, il mio pianista, che ha proposto di fare insieme un intero programma dedicato al cinema. Bella idea, abbiamo cominciato a lavorarci.

Ci siamo dati la regola che fossero musiche scritte già in origine per il violino o che fossero in trascrizioni d’autore. Per prima cosa, bisognava sceglierle e, come sempre, ci era già arrivato Kremer. Abbiamo ascoltato il suo disco Le Cinema e qualche idea ci è venuta. Soprattutto, ci è venuta voglia di suonare la Fantasia di Serge Dreznin sulle musiche di Isaak Dunayevsky per il film Circus, un musical sovietico amatissimo da Stalin. Non è edita, ma Sergei ha un sito; gli ho scritto e subito me l’ha mandata, assieme ad una mia caricatura tratta dalle immagini che ha cercato su Internet. Smile di Chaplin, nella splendida versione di Claus Ogermann, l'arrangiatore di Barbra Streisand, l’abbiamo dovuto attendere un bel po’, perché è pubblicato da un minuscolo e irreperibile editore americano. Di Rota c’erano i due Improvvisi, di Williams un po’ di cose una più bella dell’altra, c’era Il violinista sul tetto, le cui musiche per il film erano state eseguite addirittura da Isaac Stern. Ma tanto mancava. Ci ha pensato Franco Piersanti, ancora una volta, con due pezzi di Bernard Hermann che ha trascritto per noi. E anche noi stessi, Massimiliano ed io, abbiamo voluto giocare, e abbiamo adattato a modo nostro cinque numeri da West Side Story, perché l’adattamento autorizzato da Bernstein non ci piaceva e non aveva tutti i numeri che avremmo voluto suonare.


La prima che volta che abbiamo eseguito questo programma è stato al Festival OndeMusicali, poi siamo stati a Mantova, alla seconda edizione di Trame Sonore, ma non è finita. Intanto nel nostro programma c’è troppo poco di italiani, Le bœuf sur le toît di Milhaud l’abbiamo solo rimandato, idem la Ciaccona di Corigliano dalle musiche per Le violon rouge. Insomma, da fare e da divertirsi ce n’è.

La musica per film

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